mercoledì, novembre 01, 2006

Come in una favola

E' qualche giorno che giro poco tra i blog, perchè troppo impegnata a recuperare il 'lavoro perduto'.. cioè il mio 'recupero' della scorsa settimana .
Stasera leggendo qua e là vedo la solita moltitudine di sentimenti: gioia, tristezza, dubbi, interrogativi esistenziali.
E leggendo è come scorrere un film.. come se di volta in volta mi identificassi con i vari protagonisti, associando i 'racconti' ai diversi percorsi della mia esistenza.
Trovo la ragazzina/o caparbia che va per la sua strada ad ogni costo, quella/o che è invece insoddisfatta dal lavoro, dalla quotidianità, dall'amore, chi si tormenta nei propri dubbi.. tutto ciò che ognuno di noi ha già vissuto.

Verrebbe voglia di commentare, dando suggerimenti, consensi o dissensi, oppure quella sana iniezione di ottimismo spicciolo. Ma le mie mani guardano la tastiera e si bloccano.

Non posso farlo.
Non posso fare in modo che altri abbiano le mie sensazioni, il mio modo di vedere ed affrontare le cose. Percorsi simili ma soggetti diversi. E ognuno deve uscirne a modo proprio.

Chi vuole sa che può trovare sempre il mio abbraccio o il mio 'esserci'.

Oppure può sedersi lì, intorno al fuoco, e sentirsi raccontare una favola.

C'era una volta... una ragazzina permalosa, complessata, bruttina e grassa, che portava gli occhiali e che qualcuno chiamava 'quattr'occhi' , che correva sempre a piangere dalla mamma (beh diciamo da papà, quando era a casa...), perchè i bambini la prendevano in giro.
Ma non otteneva mai le risposte che voleva , nessuno le diceva 'non è vero, non te la prendere' oppure 'tu insisti e fatti valere' e allora , troppo orgogliosa per chiedere, iniziò a 'barare' con la sua famiglia.

Quando non era china sui libri di scuola, se ne stava in giro tutti i pomeriggi, ma non con i bambini della sua età, prendeva la bici e girava per il paese, oppure guardava le signore sedute sulle panchine del viale che lavoravano a maglia e all'uncinetto, mentre i suoi coetanei giocavano...

E intanto pensava: pensava di essere mostruosamente sfortunata, che a nessuno importasse di lei, e meditava la sua 'vendetta'. Si era ripromessa di diventare la migliore - in tutto quello che faceva - studio, lavoro, ecc. così gli 'altri' avrebbero avuto bisogno di lei...

E ci riuscì, riusci ad essere sempre colei che 'faceva lezione' dopo la scuola ai suoi compagni, quella che i professori avrebbero voluto 'in cattedra', quella che i suoi genitori 'mostravano' ora con orgoglio.

Ma non era soddisfatta, e come diceva una vecchia canzone

"... e quando fu di fronte al mare,
si senti un coglione,
perchè più in là
non si poteva conquistare niente..."

E tornò a sedersi da sola su quella panchina.
Le era rimasta solo la sua famiglia.
Le mancavano quelle piccole cose, quei valori che una volta credeva non le importassero.
Non aveva amici perchè lei non sapeva essere amica di nessuno.
Non sapeva comunicare con gli altri perchè era lei la prima a non comunicare.
Ma, nonostante tutto, aveva ancora i suoi sogni ... credeva ancora in se stessa e nel prossimo, non le importava delle delusioni, credeva di poter dare qualcosa, e la sua fantasia la portava a sognare quei mondi lontani, che poi ha avuto la fortuna in parte di visitare, e ha sempre visto qualcosa di positivo nel cielo e nelle stelle, oltre l'orizzonte, e al di là del mare...


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E un giorno... per scommessa... aprì un blog...

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